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LA FLOTILLA, L'INCUBO DEI GOVERNI

  • Immagine del redattore: J.C. CASALINI
    J.C. CASALINI
  • 28 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Trovo interessante il tentativo di alcuni attivisti di forzare il blocco navale israeliano, imposto ufficialmente agli abitanti di Gaza da oltre 16 anni, con l’obiettivo di impedire ad Hamas di rifornirsi di materiale bellico via mare. Già in passato c’erano stati dei tentativi di giungere a Gaza via mare e quindi di superare la linea di controllo, tra cui l’imbarcazione turca Mavi Marmara con 600 uomini a bordo, che subì l’abbordaggio violento della Marina israeliana e l’uccisione di una decina di passeggeri. Si tratta di un blocco navale legittimamente imposto e riconosciuto con una condizione essenziale sulla continuità di aiuti alla popolazione palestinese; è su questo punto che il mondo intero (esclusi i tentativi di reazione di alcuni stati alleati ad Hamas) avrebbe dovuto accusare Israele di utilizzare la fame come tattica di guerra poiché questa è una violazione dei diritti umani. Tutto è stato distrutto a Gaza,


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persino i terreni non sono più coltivati e, nonostante Israele confermi la continua fornitura alimentare, la popolazione palestinese soffre la fame. Ma qui dovremmo indignarci anche per l’atteggiamento predatorio di Hamas che confisca i beni per poi rivenderli a caro prezzo alla popolazione, a dimostrare che in una guerra o calamità in corso, non c’è fine all’avidità che sfrutta il prossimo nonostante la gravità della situazione. 

  Non è quindi uno scherzo il tentativo della Global Sumud Flotilla. Se all’inizio poteva apparire come un gruppo disorganizzato destinato al fallimento con la defezione di alcuni ignari partecipanti che, a loro dire, non sapevano di dover arrivare effettivamente a Gaza, o di un esponente tunisino imbarazzante che si è ritirato perché erano presenti sulle barche attivisti LGBT+, i giorni passano, la navigazione prosegue, si superano intoppi e attentati, i droni ronzano sopra le loro teste, l’obiettivo si avvicina. Cogliamo sempre più la forte determinazione degli attivisti nel proseguire nell’intento, nonostante i richiami del Presidente Mattarella, vari esponenti del governo italiano preoccupati, e l’offerta del Patriarcato di Gerusalemme a cui affidare il carico di alimenti per farlo arrivare a Gaza con la supervisione della Chiesa Cattolica. Nulla ferma più la missione in corso. Il cibo, lo abbiamo capito, è solo un pretesto forse con implicazioni legali per giustificare la forzatura del blocco navale.

  Magari c'è dell’ingenuità di base nel non sapere che tra gli organizzatori della Flotilla ci sia un certo Saif Abu Keshek appartenente al PCPA, il Comitato dell’attività Palestinese all’estero affiliato ad Hamas, e gestore della Cyber Neptune, proprietaria di molte navi che compongono la flotta coraggiosa. Magari si tratta della solita propaganda mediatica per denigrare la Flotilla? Poco importa se è una fake news o se i Palestinesi stiano davvero tentando un’azione contro il blocco navale. Mi sarei sorpreso del contrario.

  La tensione sale man mano che le imbarcazioni si avvicinano e, finalmente, cadono le maschere dei governi rimasti inerti concretamente di fronte al disastro umanitario in corso per fermare la guerra. Non bastano lavarsi la coscienza invitando in Italia alcuni Palestinesi feriti, le forniture di vivere e medicinali via aerea, le ridicole sanzioni imposte a Israele e soprattutto le due fregate militari, italiana e spagnola, ad accompagnare senza possibilità di intervento gli attivisti fino al limite dell’area di mare interdetta. La Flotilla sta eseguendo quello che i governi nazionali non possono fare: andare contro il governo di Israele e il suo apparato militare, poiché intrappolati da una politica legata all’Economia dei grandi gruppi finanziari sovranazionali e di investitori che sostengono Israele e, nel contempo, tengono sotto ricatto il mondo intero con la pressione monetaria e speculativa.

  La Flotilla porta il messaggio reazionario di tutti noi, cittadini del mondo, propensi alla pace, alla frattellanza, all’amicizia dei popoli, alla solidarietà e all’empatia di cui l’umanità ha fortemente bisogno oggi per evolversi.

Che sia l’invincibile Armada! 

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