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L'EFFETTO FARFALLA

  • Immagine del redattore: J.C. CASALINI
    J.C. CASALINI
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min

“Sono Mandani e sono un musulmano!”. Con questa affermazione autocelebrativa amplificata nei media, il nuovo sindaco di New York è diventato il front-man di una corrente politica religiosa che verrà sottoposta al giudizio del mondo, ancora oggi suddiviso da un pluralismo religioso e, quindi, da migliaia di possibili ‘Dio’. La sua affermazione orgogliosa avrebbe il suono della divisione, se non fosse che il senso di supremazia partiva dal suo avversario principale, Cuomo, legato a gruppi lobbistici di Wall Street. 

Mi aspetto dal nuovo sindaco di NY un senso di responsabilità per il coinvolgimento del suo credo nella politica ora che lo ha palesato. Egli non potrà prestarsi agli estremismi, rischierebbe di mettere a repentaglio non solo la sua carriera personale nel partito


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democratico che lo ha sostenuto, ma minerebbe definitivamente la fiducia di chi ritiene possibile la coesistenza dei musulmani con gli “infedeli”, intesi di altri credo. Se qualcuno ha avuto un dubbio, questo è Obama, contento del risultato certamente, ma senza aver citato il nome del neo eletto mentre si compiaceva della vittoria dei Democratici. 

  Con la sua affermazione, egli deve dimostrare di essere ‘diverso’ dai soliti politici. L’America ne ha bisogno. Il mondo ne ha bisogno. La sua proposta politica e sociale spaventa i poteri forti, i miliardari e i conservatori, perché ogni disponibilità verso il più debole è vista con speranza dalla comunità, ma con sospetto da chi vive di privilegi e nel lusso. Se la parte benevola del suo credo si attuasse davvero in azioni concrete, sarebbero in molti ad aderire ad un socialismo filo religioso. Agli affarismi e alla corruzione criticati al suo avversario, non può che seguire tutto ciò che egli ha promesso poiché l’onestà richiesta nell’essersi affermato “musulmano” diventa ancora più seria, giacché nel Corano è scritto: “Tagliate la mano al ladro e alla ladra, per punirli di quello che hanno fatto e come sanzione”. 

Anche Sadiq Aman Khan, primo sindaco musulmano eletto in una capitale occidentale, dall’anno scorso al terzo mandato consecutivo, poteva proporsi allo stesso modo egocentrico in diretta ma è rimasto modesto e aperto a tutti, dimostrando con discrezione di svolgere il suo lavoro per il bene della Comunità e dando il buon esempio nella gestione pubblica. Mandani, invece, deve ancora dimostrare le sue capacità governative e ha deciso di prestarsi, ancora prima di iniziare il suo mandato, ai proclami diretti al nuovo presidente americano, ponendosi sulla stessa dialettica e proponendosi come apripista al cambiamento richiesto dal suo elettorato. Si potrebbe addirittura pensare che egli ambisca alla presidenza americana dopo la sua esperienza come sindaco di NY, tanta è stata la sua sfrontatezza.

Non c’è da stupirsi del suggerimento del Console israeliano a New York agli ebrei di lasciare la città; l’onda d’urto delle bombe a Gaza ha inevitabilmente toccato il cuore di milioni di persone con il diritto di voto dall’altra parte del mondo. 

È l’effetto farfalla, e non sarà l’unica che vedremo nei prossimi anni. 

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