IL GREEN DEAL E LA GRANDE MENZOGNA
- J.C. CASALINI

- 7 minuti fa
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L’obiettivo europeo del Green Deal di controllare l’aumento della temperatura media globale si scontra con un'economia globale del profitto senza limiti.
In un pianeta sempre più interconnesso, la presenza anche di un solo Stato che utilizza l’accumulo di ricchezza per mantenere un’egemonia economica mondiale crea una disparità di intenti politici sul futuro dell’umanità e non consente una strategia univoca nel rispetto della Natura da parte di tutti per evitare il collasso climatico.
L’aumento della temperatura media globale di 1,22° nel decennio 2013-2023 e l’80% dell’habitat in Europa non adeguato al risparmio energetico sono numeri che dovrebbero farci riflettere. Sostenere che le attività antropiche non regolamentate non alterano il clima è

mentire a sé stessi. È la solita menzogna di convenienza. È la menzogna necessaria per continuare l’estrazione del carbone, il consumo di idrocarburi per il commercio e il trasporto delle merci, questi diventati la linfa vitale di un mostro globale dove ogni essere umano è diventato una cellula famelica di piacere, meglio se immediato. Questa necessità, di cui tutti siamo ‘drogati’, ci spinge ad accettare compromessi senza considerare le implicazioni delle nostre scelte compulsive, illusi come siamo di una felicità apparente fatta di ”pacchetti” continui, come quelli che compriamo e riceviamo a casa nell’ordinare merci, milioni di merci, trilioni di merci da ogni angolo del mondo, guidati da sistemi sempre più efficienti (l’efficenza non è sinonimo di intelligenza), inquinando mari, fiumi, laghi, cielo, spazio, terra e sottosuolo.
I compromessi da noi tacitamente accettati dal dopoguerra sono la sperequazione sociale rimasta irrisolta, considerata normale e accettabile, se non indifferente, da chi vive nella fascia di reddito ancora in grado di soddisfare il proprio egoistico desiderio del piacere. Siamo come i piccoli ‘pesci pilota’ dal legame simbiotico con gli squali dell’economia che conoscono bene la nostra misera avidità offrendoci i residui delle loro pantagrueliche operazioni speculative. Lo sanno bene i grandi azionisti che hanno approvato al magnate di turno di incamerare un pacchetto retributivo di 1000 miliardi in 10 anni, certi che, nel bene o nel male, avranno di che divorare a loro volta. Pazienza se gli obiettivi prefissati non verranno centrati per lo stipendio riconosciuto, ci sarà sempre un altro visionario e innovatore a cui accodarsi per soddisfare la propria pancia.
Se sia un piccolo investitore casalingo o un gruppo di investimento, poco importa, la forza determinata dal basso dalla nostra voracità di partecipare al “grande banchetto” rende sempre più ricchi coloro che hanno saputo sfruttare la nostra vulnerabilità di consumatori, facilmente manipolabili attraverso desideri mai tenuti sopiti.
Di conseguenza quando uno Stato oltreoceano, alla fine della 2a guerra mondiale, dopo aver emesso continuamente la propria moneta condizionando le economie mondiali per poi svincolarsi dal sistema aureo e ha fatto crescere all’interno dei propri confini dei potenti gruppi finanziari oltre ogni misura ragionevole, oggi, è capace di obbligare con la pressione della competizione economica, il peso dei dazi e il ricatto del nostro debito la fragile e immatura Unione Europea a deviare dal Green Deal verso una economia bellica, per ritrovare una nuova appetibilità di investimenti, sospinta anche dal rischio di una guerra di confini sollecitata dagli stessi che avevano convenienza che accadesse.
“La globalizzazione dell’impotenza nasce da una menzogna”, citata oggi dal Papa Leone XIV mentre scrivevo, è uno splendido riassunto del mio pensiero. A noi capire come la menzogna sia dentro di noi, nelle nostre individualità separate le une dalle altre, nelle nostre anime soffocate dal buio dell'ingordigia materica, la nostra vera menzogna nascosta.




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