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  • Immagine del redattoreJ.C. CASALINI

L'ULTIMO VELO DA TOGLIERE

Aggiornamento: 2 ott 2021

La statua della 'Spigolatrice' di Emanuele Stifano, inaugurata il 25 settembre a Sapri, in provincia di Salerno, ha suscitato il clamore che lo scultore ricercava. Non deve sorprenderci. L'arte è espressione del proprio tempo; essa si è sviluppata con la disponibilità di nuove materie e tecnologie, seguendo di pari passo l'esplorazione del mondo terreno, onirico e metafisico, assecondando il contatto con la natura e le divinità, poi la religione e la filosofia, la scienza, la comunicazione, e accompagnando la nostra coscienza individuale, ora sempre più collettiva grazie all'ispirazione e alla costante curiosità degli eretici, degli innovatori e degli artisti, non di certo con la staticità del pensiero dogmatico o centrista ma, soprattutto, non nella sua regressione culturale.

L'Arte deve sempre stimolare in noi una sensazione 'interiore' che diventi una esperienza emotiva sollecitata dalla piacevole sorpresa con cui cogliamo la bellezza nella sua essenza,

o nello shock con cui proviamo una iniziale repulsione come è sempre stato nelle aspettative disilluse. Pensiamo, ad esempio, alle reazioni di fronte ai primi quadri dell'impressionismo, del cubismo, alla esposizione dei nudi di Schiele, di Courbert, di Manet o di Balthus e dinnanzi all'arte concettuale di Duchamp, alla proposta denigratoria di Piero Manzoni con la sua 'Merda d'Artista', l'irriverenza di Fontana, il Piss Christ' di Serrano o i più recenti 'cadaveri' di Gunther Von Hagens, l'esasperazione di Hirst, il dito medio 'L.O.V.E.' di Cattelan davanti alla Borsa di Milano e 'gli intoccabili' di Ravelo. Gli esempi sarebbero tanti, ma bastano già questi per capire come la creatività proposta in un dato momento irriti da sempre il tradizionalista, il verecondo, il finto emancipato.

ll nostro grado di consapevolezza, intesa come la conoscenza del sé e della responsabilità del nostro vivere in questo pianeta, è identificabile in quel punto di contatto con il pudore, l'indignazione, l'offesa e il dissenso attivati dentro di noi, a cui dobbiamo dare ascolto per risolverli definitivamente per non cadere mai più nella critica e nella lamentela capaci di divorare le nostre anime. Dovremmo essere grati ogni qualvolta i nostri sensi percepiscono una negativa sensazione provata di fronte a un'opera o una manifestazione artistica, perché è il momento favorevole per meditare sul fastidio che ne deriva. In quella circostanza raggiunta, abbiamo l'opportunità di mettere a nudo i neuro-condizionamenti o 'nodi' della nostra personalità che non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare poiché avrebbero richiesto un'alterazione alle nostre certezze e, quindi, la paura dell'ignoto da affrontare. Questo accade perché l'essere umano tende sempre a giudicare cosa sia 'bene' o 'male' tramite un personale pregiudizio. In questo dualistico schema mentale, ogni conseguente valutazione tende a chiudersi in un archivio cerebrale consolidato dalle credenze. Diventiamo inefficaci ascoltatori dell'altro, nella costante ed esclusiva ricerca di affinità alle proprie convinzioni, fino al punto che diventiamo prigionieri di un sillogismo pietrificato vanificando l'ampliamento cognitivo della realtà. La nostra diffidenza parte dalle premesse che si sostengono a vicenda da sempre, e contestiamo ogni messaggio che possa minarne la solidità strutturale perché ne cogliamo solo quegli aspetti antitetici, rischiosi e distruttivi psicologicamente. È l'atteggiamento scontroso che adottiamo su qualsiasi opinione opposta alla nostra. Ci difendiamo fino a ribattere, protestare e urlare contro il proponente dall'insolito pensare e assecondiamo invece quello vicino al nostro. Ogni nostra risposta è il tentativo arrogante di respingere l'altro e di piegarlo al proprio credo per riportarlo dentro la nostra zona di confort e quindi di convenienza emotiva. In politica si utilizza il dibattito e, in modo più subdolo, la propaganda per sostenere la propria causa. Ed è proprio questo il tema sottinteso nella nuova statua della Spigolatrice.

Davvero vogliamo pensare che l'opera di Stifano sia stata una semplice masturbazione artistica o elucubrazione maschile, quindi sessista? Soffermarsi alle apparenze di un'opera d'arte è capire l'Arte solo in parte, molte volte neppure dal punto ottimale di percezione sensoriale.

Se analizziamo i fatti storici di Sapri, apprendiamo che essi furono l'epilogo fallimentare di una operazione militare nel tentativo di sollevare la popolazione contro il regime borbonico delle Due Sicilie. Era il 1857, quando i primi patrioti italiani, capitanati da Carlo Pisacane (1) sbarcarono nell'isola di Ponza e liberarono facilmente i carcerati dalle prigioni poco difese, i quali si unirono alle fila dei rivoluzionari per seguirli alla volta di Sapri nel golfo di Policastro. I borbonici sollevarono con astuzia la rivolta della popolazione e dei contadini facendo leva sulla presenza di delinquenti ed ergastolani tra le fila dei patrioti sbarcati sulla terraferma. Non c'erano spigolatrici innamorate ad attenderli, ma contadine agguerrite munite di forche insieme ai soldati e ai terrieri che li massacrarono a sangue senza pietà.

'Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!' (2)

L'opera di Stifano coglie nel segno il suo compito di svelare il significato seducente e simbolico della 'spigolatrice', utilizzata dal poeta Mercantini con grande intelligenza e sapiente uso delle parole, per suscitare nell'immaginario collettivo di allora la figura di una donna che avrebbe accompagnato ogni valoroso soldato. Oltre all'occultamento dei fatti, Il componimento romantico aveva lo scopo di invogliare tanti giovani ad arruolarsi nella causa del Risorgimento, spinti dalla propria brama di conquistarne il gentil cuore attraverso la liberazione dei territori occupati dai Borbonici. Oggi, attraverso la statua di bronzo esposta al pubblico nel lungomare, Stifano rivela la menzogna politica e mediatica con cui giungere con trasparenza all'ultimo velo da togliere per esporre finalmente in luce la verità: Il popolo, composto da uomini e donne, è sempre stato illuso; in una espressione più popolana potremmo scrivere 'preso per i fondelli', ben evidenziato dal fondoschiena seducente della Spigolatrice di bronzo, perché il popolo è vulnerabile nella manipolazione supportata dall'idealismo, dal sentimentalismo e, soprattutto dal desiderio.



(2) tratto dalla poesia di Luigi Mercantini


Immagine digitale dell'autore.



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