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Incipit

«Tu...» esclama con rabbia Otto. «Tu... non hai alcun diritto di dirmi questo! Lo sai che sto facendo il possibile!».

   Rimane immobile davanti alla specchiera del bagno a mirare il suo riflesso attraverso il vapore del proprio respiro condensato nel freddo pungente in casa.

   È pieno di rabbia contenuta e compressa dentro al suo fisico atletico.

   Contrae i muscoli mimici della mascella, punta l'indice contro la superficie argentea e aggrotta la fronte per apparire più aggressivo nel pronunciare una risposta ad un immaginario commento sul suo conto.

   Insoddisfatto della sua interpretazione, ripete il passaggio enfatizzando ogni sillaba, agitando pure le braccia per dare risalto alla sua battuta:

   «Tu non hai alcun diritto di dirmi questo! Lo sai che...».

   «È tutto ok, Otto?» la voce allarmata di Anna giunge attutita oltre la porta.

   Otto si ridesta dal suo drammatico futuro immaginario, fingendo ora di sembrare il più normale possibile: 

   «Sì, Anna... Dammi il tempo di farmi la barba!»

   «Sbrigati che siamo già in ritardo!».

   Dimentico del suo turbamento, si spalma la crema da barba e procede con la rasatura, alternando il risciacquo del rasoio usa e getta con automatica gestualità sotto al rubinetto aperto.

   Si ferma ad un certo punto come ipnotizzato, non tanto per la schiuma raccolta all'interno del lavandino che sembra una cometa di ghiaccio che turbina e gravita dentro al vortice originato dal risucchio dello scarico dell'acqua, quanto per il neo sul collo che esige la sua concentrazione finale; la massa epidermica attorniata dai peli della barba è un denso e singolare punto nero che, oltre a compromettere la simmetria perfetta del suo viso ovale e calvo, ha la forza di attirare e trattenere il suo sguardo.

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