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  • Immagine del redattoreJ.C. CASALINI

LA BONTÀ È STATA UCCISA

Aggiornamento: 25 set 2020

Don Roberto Malgesini era considerato il “Prete degli Ultimi”, un Uomo di fede prodigo da anni nel sincero volontariato verso i più indigenti, contravvenendo alle disposizioni del sindaco (lo scrivo di proposito con la ‘s’ minuscola) di Como, il quale vietava l’assistenza e la distribuzione del cibo per una cieca convinzione politica di come la povertà si risolva semplicemente spostandola altrove.

L’omicidio avrebbe potuto avere un risvolto politico se ad uccidere Don Malgesini non fosse stato un senzatetto tunisino, confondendo tutti quanti, compresi gli inquirenti. Ma come? Un uomo rivolge la sua misericordia, il suo tempo, la sua dedizione ai poveri e ai clandestini ma l’assistito, che avrebbe dovuto essere grato dell’amore ricevuto, lo accoltella perché a suo

dire - la confessione è stata poi ritrattata - temeva di essere espulso dall’Italia?

Non è di certo un atto terroristico perché Mahmoudi, l’omicida di mezza età di origine tunisine, lo avrebbe annunciato con orgoglio e clamore come sono solito fare gli estremisti islamici dopo ogni attentato.

L’assassino non ha agito per motivi religiosi. Il Corano non suggerisce al Mussulmano di uccidere il miscredente; infatti, il passo 6. in Al-Kâfirûn ‘a voi la vostra religione, a me la mia’ chiude, sì, ogni possibilità al sincretismo con altri credo, ma ne dimostra una tolleranza.

Il motivo va ricercato nella natura dell’uomo, nel calcolo che qualsiasi mente logica effettua per cercare un vantaggio personale. L'egoismo è dentro ognuno di noi. Se poi lo fa una mente priva di principi, di moralità, di etica, di controllo emotivo o dell’attitudine spirituale si arriva pure al delitto. Mahmoudi, con precedenti penali, si opponeva al decreto ingiuntivo di espulsione dal 2015. Ha elaborato il suo pensiero in tutte le sue varianti per poi passare all’azione contro i suoi avvocati, salvi solo per caso, e il suo vulnerabile benefattore con lucidità, quindi con premeditazione. Egli è stato 'spinto' dalla paura di scenari futuri più drammatici della sopravvivenza stessa, fino alla coltellata nel polmone inferta da dietro per non guardare negli occhi la propria vittima.

Troviamo una spiegazione nella ‘disperazione’, ma questa non deve diventare la giustificazione al gesto esecrabile dell’assassino. Non è lo scopo di queste righe. Dobbiamo tuttavia considerarla per comprendere come dietro ad una forza psichica devastante ci possa essere un contesto ambientale capace di provocarla. L’affermazione dell’assassino sul suo gesto come la conseguenza di un ambiente classista e anti inclusivo proposto dalla giunta politica di destra del comune è in parte vera, ma non si può scagionare l'incerto reo confesso dalle sue responsabilità. Una società non dovrebbe creare assassini, virgola, ma un uomo non si uccide, punto.

Mahmoudi ha assecondato con misurata cattiveria il suo desiderio di restare in Italia. Ora potrà usufruire di un soggiorno forzoso nelle 'patrie' galere, al caldo, pulito e vestito. Non è un bel vivere di certo, ma per chi ha toccato il fondo e ha perso ogni speranza di una vita migliore può risultare una soluzione vantaggiosa, l'unica alternativa alla alienazione.

Mi piace pensare che Roberto, più che Don Malgesini, nella sua estrema bontà di Uomo consapevole al di là del suo credo, abbia sacrificato la propria vita per soddisfare il desiderio del suo assassino.


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